Al Teatro Bellini di Napoli, Luca De Bei, incontra Annibale Ruccello, e le sue donne.

 

La scena, dall’aspetto irregolare, sembra suggerire, dal primo istante, tutta l’incertezza ed il profondo vuoto, che accompagnano la protagonista. Un primo, più o meno, sfumato, tratto. Poco equilibrio, linee irregolari, instabili andature. “Week end”, di Annibale Ruccello, in scena al Teatro Bellini di Napoli, fino al prossimo 9 Aprie, chiude, nel 1983, la trilogia, che l’autore definì “Teatro da camera”, che comprendeva tra l’altro, “Notturno di donna con ospiti”, e “Le cinque rose di Jennifer”. Protagonista, ancora una volta una donna. Sola, lontana dalla sua terra d’origine, prigioniera di un’abitudinaria quotidianeità. Uno studente, che da lei, prende ripetizioni, ed un tecnico, rappresenteranno la via d’uscita, vera o presunta, concreta oppure onirica, a ciò che sembra le si prospetti. In scena, Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati e Lorenzo Grilli, danno vita ad un’intensa, spasmodica rincorsa all’affermazione interiore. Un giovane, alla ricerca dei primi brividi, una donna, matura, ed i suoi tormenti interiori, ed un uomo, più giovane di lei, sicuro e certo di ciò di cui ha bisogno. La regia, di Luca De Bei, tende ad evidenziare, saggiamente, l’aspetto puramente emotivo della vicenda. La purezza, grezza di uno, la lotta interiore, devastante dell’altra, e le certezze di un terzo, che quasi sembra esser fuori posto, tant’è la forza che il personaggio trasmette. Fragili, misurate vicende umane, che raccontano, tra pudori violati e scandali celati, uno, due, o forse tre, aspetti, dell’animo umano. Una donna, i suoi tormenti. Il passato, i giorni che vanno ed un domani indecifrabile. Una donna, il suo animo, le sue trasgressioni e certo, i suoi sogni.