La guerra santa di Fabrizio Sinisi e Gabriele Russo in scena al Piccolo Bellini

Un uomo ed una donna si ritrovano, dopo anni di silenzio , di dubbi, di dolore, per un addio carico di rabbia e di domanda rimasta senza alcuna risposta. Un uomo ed una donna, si ritrovano, per dirsi cosa è stato e cosa ha significato la loro lontananza. Un uomo ed una donna, si raccontano, raccontano se stessi, ieri e oggi, i ruoli, le azioni, i sentimenti. Un uomo ed una donna, un sacerdote ed una terrorista, vicini e poi lontani, ruoli a parte, condizioni messe da parti, sentimenti, ancora i sentimenti messi da parte. “Guerra Santa”, di Fabrizio Sinisi, con Andrea Di Casa e Federica Rosellini, regia di Gabriele Russo, in scena in questi giorni al Teatro Piccolo Bellini di Napoli, è la storia di in confronto, di un incontro, di un indagare violento e rapido, che mette a nudo la donna e l’uomo, senza ruoli, senza ipotesi, senza ipotetiche, sommarie, valutazioni.

L’uomo e la donna, il sacerdote e la terrorista, l’uomo che salva le vite e la vita da salvare, insieme, ancora una volta, forse l’ultima, per spiegarsi un addio, per raccontarsi la lontananza, per dirsi di chi non c’è più. Dell’ amore, quello che ti da ogni cosa, quello che ti lascia senza forze, quello per cui da tutto, quello che non sai spiegare, nemmeno a te stesso. L’amore proibito, nascosto, immaginato e richiuso dove nessuno può vederlo, ma talmente puro e forte da venire fuori come una luce che ti trafigge gli occhi. L’uomo e la donna lo sanno, e lo raccontano, c’è rabbia, rancore, ed ancora rabbia ed ancora rancore. Gabriele Russo costruisce, anche attraverso la drammaticità di ciò che lo spettatore si ritrova davanti, un gioco a due, fatto di violenti accuse e teneri ricordi.

Il candore che diventa fanatismo, il candore che non può resistere all’amore. L’amore di due per la stessa persona, e qui la rabbia e qui il rancore. Il testo, armoniosamente forte, equilibrato , raggiante nello scrutare l’animo dei protagonista affonda la sua anima nelle piaghe del fanatismo, nelle ragioni, in ciò che sembra essere il motore di qualcosa che all’improvviso può impossessarsi di chiunque, cosi , cosi come l’amore. Ed il confronto continua, nudo, crudo, verso un finale quasi atteso, verso un finale che riporta tutto al proprio posto, verso un finale che restituisce ogni cosa alla giusta dimensione, l’anima, l’amore, il desiderio di darsi pur di essere, il come , il dove, il perchè, spesso non hanno ragione d’essere, per un uomo ed una donna che si ritrovano pur sapendo di non rivedersi mai più.