C’erano Maradona, un hotel di Barcellona e Josè Altafini: era il 1984

Cosa succede quando due dirigenti sportivi, arrivano nella città catalana per provare a prendere il più grane calciatore di tutti i tempi? Tutto.

Dino e Antonio, imprenditore il primo, ex bandiera azzurra il secondo condividono una stanza d’albergo in centro, a Barcellona. E’ l’estate del 1984, il Napoli di Corrado Ferlaino prova ad ingaggiare il più grande calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. Il compito di Dino e Antonio è quello di rappresentare la Società Sportiva Calcio Napoli nei rocamboleschi saliscendi della trattativa con il Barcellona per l’acquisto del dieci argentino. Cinquanta e passa giorni a trattare, chiusi in albergo, in attesa di una chiamata, dai catalani o da Ferlaino. Lo stallo, dopo l’ultima richiesta degli spagnoli, 13 miliardi. I soldi ci sono, forse no, anzi si. Arriva la Juve, Altafini, core n’grato, è li per soffiare il riccioluto argentino agli azzurri.

Dino e Antonio allora pensano ad una soluzione per sbloccare la trattativa e far sognare Napoli ed i Napoletani. “Cazzimma e arraggia”, in scena al Teatro Piccolo Bellini di Napoli fino al prossimo 9 gennaio. Un ritornello, un incitamento, una formula. Fulvio Sacco, Napoleone Zavatto e Armando Pirozzi concepiscono una trama talmente semplice e reale, da risultare alla fine geniale. Certo, perchè dall’idea alla messa in scena c’è la scrittura, le sfumature, i colpi ad effetto. Come certe giocate dal piede mancino.

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In scena lo stesso Fulvio Sacco ed Errico Liguori, vestono i panni dei due dirigenti azzurri. Ispirati, divertiti, frastornarti forse dalla magia di quegli eventi, di quella storia, mettono in scena un autentico scorcio di ciò che ha preceduto il paradiso azzurro. La trattativa, il preludio alla gioia, alla gloria. La Juventus, pronta all’ennesimo sgambetto, la scaltrezza partenopea, la voglia di riscatto. I sogni, le ansie, gioie e dolori. Due uomini ed un solo popolo.

Sul palco attimi concitato di estremo e magistrale teatro. Silenzi goduti fino dal pubblico fino all’ultimo sospiro, silenzi che sembrano gridare dalla potenze delle immagini splendidamente fissate. Le pause, un caffè da preparare, la tensione del momento, il processo da seguire ed osservare. Citazione, vita, autentica passione. Che spettacolo, verrebbe da dire. Che spettacolo, in effetti. Semplice, veloce, bello agli occhi, potente e pennellato all’angolino. Come quella volta a Napoli, contro la Juventus, ma senza Altafini.