“Quell’ultima parata”, di Fabrizio Bancale inaugura la nuova stagione del Ridotto Mercadante

Al via la stagione del “Ridotto” Mercadante di Napoli, con lo spettacolo “Quell’ultima parata”, scritto e diretto da Fabrizio Bancale, in scena da martedi primo dicembre fino a domenica 6. Ne sono interpreti gli attori Domenico Balsamo, nel ruolo del protagonista Mario Seghesio, Urbano Lione in quello di Franz Calì, Gaia Riposati in quelli della Storia, della madre e di Sonia. Le musiche al pianoforte sono eseguire da Lorenzo Hengeller, le scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Antonietta Rendina, la produzione è del Teatro Stabile di Napoli. Quell’ultima parata è la storia del sogno rincorso dal piccolo Mario Seghesio, detto Ghehe, di riuscire un giorno a vestire la maglia della sua squadra del cuore, l’Andrea Doria. “Siamo nell’Italia degli anni Venti del secolo scorso. – spiega l’autore – anni di grandi trasformazioni politiche, economiche e sociali. Il cinema – continua – segna la prima rivoluzione del nuovo secolo, l’arte si trasfigura negli anarchici scarabocchi del futurismo, il movimento surrealista scuote le coscienze e stravolge canoni e tradizioni, dall’altra parte del mondo arriva l’eco di suoni nuovi: il foxtrot, il tango, il jazz, e il calcio delle origini diventa lo sport nazionale. Mario Seghesio – racconta – è poco più che un bambino e le sue giornate sono interamente impegnate a inseguire per strada una palla di pezza, niente scarpe coi tacchetti, e nemmeno le reti alle porte. Franz Calì è l’idolo del piccolo Mario e gioca a pallone nell’Andrea Doria – continua Bancale – la seconda squadra della città genovese, ed è il primo calciatore ad avere l’onore di indossare la fascia di capitano con la maglia azzurra. E’ nato col mare negli occhi – continua – e attende con ansia l’arrivo dei pirati, ma poi è costretto a emigrare in Svizzera per cercare lavoro, come tanti giovani del Sud verso la fine dell’Ottocento. La Caienna – prosegue l’autore – tra la prigione e il mare, è il campo di calcio dove si allena l’Andrea Doria, e Mario è lì, tutti i pomeriggi, aggrappato alle reti di recinzione che proteggono il campo, perché Mario lo sa, anche lui da grande sarà un campione. Ma i pirati sono in agguato – conclude – e purtroppo non somigliano a quelli che aspettava con ansia Franz Calì, non hanno gambe di legno e bende sugli occhi, denti marci e sciabole, sono vestiti di nero, come gli arbitri in campo, ma non fischiano, picchiano, e quando non picchiano, cambiano le regole del gioco, che a volte è anche più doloroso! Sul campo, come nella vita.”