Fabio Pisano interroga ed intriga con “Wet Floor”, in scena al Piccolo Bellini

 

Una riflessione attenta, mai banale, sul mondo dei media e sulle manipolazioni che l’utente, il popolo insomma può subire. Fabio Pisano, consegna al pubblico, sotto forma di tragico incontro tra un uomo, ormai solo con se stesso ed un giornalista che vive ormai di grandi esclusive, una incisiva considerazione su quanto, questo mondo, i media, la stampa, possano influenzare a proprio piacimento e per fini non per forza nobili, le masse. Orientarle in questa o quella direzione, “giocare” con loro per fini commerciali, fingere di informare insomma, per andare in tutt’altra direzione. In scena Antimo Casertano e Fabio Cocifoglia, sono i protagonisti di “Wet Floor”, in scena in questi giorni al Teatro Piccolo Bellini di Napoli. La regia di Lello Serao, essenziale, nella concezione pura della messa in scena, ma eccentrica ed originale nel considerare lo spazio in modo tutt’altro che familiare ai soliti canoni scenici. Serao infila i due protagonisti su una sorta di piedistallo, quasi a voler simboleggiare uno scontro vero e proprio tra l’una e l’altra parte, li in alto, come in alto è il grattacielo dove si svolge la vicenda, come è in alto il morale del giornalista che ormai ha potere, come è in alto lo sconforto del giovane rapitore, che prova quasi a dare un senso alla propria morte, fingendosi portatore di una battaglia tra vittime e carnefici , che poi, quasi non riesce a contenere, finendo per crollargli davanti agli occhi. Guerriero improvvisato di una guerra in cui nemmeno realmente crede. Gli attori, perfettamente nel ruolo riescono a trasmettere quella che è l’anima del testo di Fabio Pisano, un testo dalla struttura poco europea, il confronto serrato che riporta a certi autori statunitensi, i silenzi, gestiti alla stregua di dialoghi. Silenzi in cui si determina l’equilibrio tra i vari tratti dei personaggi in scena, silenzi che danno la cifra di quanto intensamente vada a completarsi il confronto, silenzi che sembrano indirizzare lo spettatore verso una direzione narrativa precisa. “Wet Floor” da testo dalle spiccate qualità ed originalità sboccia, altrettanto armonicamente in messa in scena forse anche audace per il tema, e per il modo in cui si lascia interagire tra loro i protagonisti, per il gusto scenico, e per la bravura estrema di non banalizzare, mai, un discorso assai presente nella nostra quotidianità, la cui evoluzione, è direttamente proporzionale, purtroppo, all’invadenza forsennata, di media, social e compagnia bella.