“Settantuno”, odio, frustrazione e quotidiano sociale in scena al Teatro Tram

In scena al Teatro Tram di Napoli, un intenso racconto fatto di rabbia e orrore. Immagine spietata dei nostri giorni.

“Settantuno” è un’opera spietata, in scena nei giorni scorsi al Teatro Tram di Napoli, fotografia atroce e autentica di un quotidiano fatto di anime frustrate condannate al subdolo girone dei social. Scritto a quattro mani da Riccardo Pisani e Nello Provenzano e diretto dallo stesso Pisani, lo spettacolo vede in scena Nello Provenzano nel ruolo di un quarantenne, schiavo del lavoro, di una vita insoddisfacente, dei propri demoni e dei social network.

Il protagonista si lascia odiare, calato con impressionante cura dei dettagli nella parte di chi di istinto si scaglia contro tutto e tutti, contro chi mette in dubbio, a detta sua, il proprio spazio, la propria autonomia, il proprio diritto a dichiararsi in un modo o nell’altro superiore. La necessità, la voglia, di esprimersi in tal senso, instradata da specifiche letture e da un fenomeno più che mai vivo nel nostro paese e non solo, quello della cattiva informazione o dell’informazione distorta per essere più precisi.

La piaga dei social, che in certi casi diventano letteralmente malessere, strumento di terrore e frustrazione indotta, ingredienti pericolosissimi se combinati senza alcun controllo. Nello Provenzano è capace di incarnare una, dieci, centro anime, tutte insieme, tutte ugualmente minacciate a parer loro da tutto ciò che è diverso dal proprio essere, da tutto ciò che stando alle proprie riflessioni mina la stabilità di esistenze già spesso sull’orlo del baratro umano, prima ancora che più specificatamente sociale.

Un testo forte, crudo, autentico, un testo da testare nel suo essere che però ha il coraggio di raccontare un volto, un’anima del nostro paese. Le parole atroci, pungenti, subdole, tutto in nome di un qualcosa che non sembra essere ancora chiaro a tutti. Il racconto, la proiezione scenica di Riccardo Pisani, che cura la regia in modo assolutamente spontaneo, collocando il protagonista al centro di una scena fatta di simboli, abitudini, sofferenza umana e continui confronti con l’esterno, con un mondo visto in ceri casi alla rovescia, al contrario, citando il riferimento “letterario” del momento, citato, con estrema disinvoltura e lettura contestualizzata, all’interno dello stesso spettacolo.

“Settantuno”, per certi versi può rievocare alcune ambientazioni e riflessioni stesse di quel piccolo capolavoro di Tony Kaye che risponde al nome di “American History X”. Il disagio sociale, la cattiva lettura, distorta, di specifici fenomeni, e la ricerca perenne di un nemico che posa giustificare nei protagonisti del caso una qualsiasi forma di reazione, decisione, impronta politica.

Riccardo Pisani, in fase di presentazione dello spettacolo, sottolinea quelli che sono gli elementi reali che danno vita al racconto, a un testo che è di fatto cronaca dei nostri giorni: “Il nostro lavoro parte da una ricerca sui fascismi online, un fenomeno in preoccupante crescita e sempre più tangibile. Ci siamo resi conto che sempre più persone, spesso i più insospettabili, riversano in rete il proprio odio, rancore e frustrazione con post, commenti e considerazioni così crudeli e agghiaccianti, da farci interrogare sulla reale natura del mondo che ci circonda”.

Il punto è centrato, la platea vibra di rabbia e approvazione verso quella voce che dal palco continua a ricordare a tutti i presenti ciò che siamo, donne e uomini, milioni di individui, diventati, al giorno d’oggi, nonostante gli orrori e gli incubi del passato. Vibra la platea, e alla fine l’approvazione umana, prima di ogni altra, è viva, sentita, altrettanto, dannatamente autentica.