TSO: Trattamento Satirico Obbligatorio. Di Maurizio Capuano, in scena allo ZTN di Napoli

In un centro di igiene mentale, tra rappresentanti del “popolo” ad incarnare l’animo dei personaggi, protagonisti in scena, riparte l’attività teatrale dello ZTN. “TSO: Trattamento Satirico Obbligatorio”, scritto e diretto da Maurizio Capuano, è un’immagine fedele, quasi una presa di coscienza, di ciò che di questi tempi è il nostro paese. Complottisti, xenofobi, antivaccinisti, pro questo e anti quell’altro, tutti insieme sotto lo stesso testo, e tutti sottoposti a questo nuovo sperimentale trattamnto. Tentare la guarigione, a colpi di satira. Esperimento nell’esperimento potrebbe dirsi, perchè è talmente sottile il confine tra ciò che è il palco e ciò che invece è il resto, la realtà, la vita vera, una distesa infinita di malati di mente, esaltati, dissociati, ignoranti, arroganti e chi più ne ha più ne metta, maschere più o meno tragiche dei nostri giorni. Capuano, con il fare stilistico che lo contraddistingue, mescola e rimescola guai, tormenti, orrori, vizi e virtù di questa nostra malandata società, attraverso il confronto estenuante, tra la realtà del palco e quella delle fiction, che poi è essa stessa realtà ispirata alla vita vera. L’alternanza di surreali riferimenti ai più cari temi delle sit com contemporanee, rappresenterà essa stessa la provocatoria determinazione del progetto satirico. Sembra complicato pensandoci, ma in realtà l’autore, gestisce la questione e la lascia scorrere verso il pubblico nel modo più semplice e naturale possibile. Al pubblico che ancora si chiede cosa sia o cosa non sia satira, che ancora si chiede cosa sia giusto raccontare e cosa no, che ancora si interroga sul profilo da adottare, dalla stessa, a seconda dei casi. E allora la risposta è nelle battute, nessun profilo, nessuna domanda, nessuna forma corretta o sbagliata, la satira è sacrosanta espressione di ciò che l’autore vuole raccontarci. La satira è essa stessa naturale esternazione, è potere, è ironia, è saggezza. È qualcosa accessibile a tutti, ma non per questo comprensibile a tutti, ed è qui che si gioca il grosso della partita. In scena, i ragazzi della scuola di teatro dello ZTN, alternandosi tra mille volti, caratteri e sfumature, danno vita all’equivoco di concetto, equivoco per gli imbecilli, a questo punto possiamo tranqullamente dirlo, perchè equivoco, realisticamente non c’è. Il pubblico, applaude, sorride e si interroga, ciò che dovrebbe essere insomma, certo, c’è anche chi non comprende, ed anche questo fa parte del gioco. La missione artistica alla fine riesce, nell’impeccabile onestà della sua natura. Riesce perchè mostra ciò che è la realtà, perchè mette vicine sfere lontane tra loro nel tempo, ma più che prossime l’une all’altra nella praticità di ciò che succede in Italia, riesce perchè il lavoro alla fine paga, paga sempe, e quando un gruppo di ragazzi decide di impegnarsi, di lavorare, di dare tutto per proporre al pubblico qualcosa che possa dare allo spetttore anche un pretesto, minimo, inpercettibile, per riflettere su ciò che il nostro tempo, su ciò che è stato, su ciò che siamo noi, e allora applausi, applausi e ancora applausi.