Tato Russo smaschera Pirandello al Teatro Bellini di Napoli

 

 

Uno spettacolo nello spettacolo quello in scena al  Teatro Bellini di Napoli dal 2 all’11 febbraio, un Pirandello totalmente destrutturato dal regista Tato Russo che ne firma la riscrittura e la regia. Regista due volte poiché anche sul palco veste i panni dello scorbutico capocomico stravagante che allestisce “la ragione degli altri” discostandosi totalmente dalla visione classica del teatro pirandelliano: gli attori perdono via via le maschere che rappresentano la finzione e il ruolo che l’essere umano sceglie per sé relegandosi in una realtà altra, pur di non affrontare quella che è la realtà reale; inconcepibile modus vivendi per Guglielmo (Tato Russo) il padre di Livia (Giulia Gallone), moglie del giornalista Leonardo (Armando De Ceccon) che tradisce la consorte con Elena (Giorgia Guerra), evidentemente lontana dal mondo borghese che caratterizza la vita dei primi due.

Leonardo ha da Elena una bambina, acquisendo così il ruolo di padre e non più soltanto di marito e di amante. Prende vita sul palco la rappresentazione di uno dei dilemmi più attuali: quando si smette di essere marito e moglie, chi rinuncia al diritto della genitorialità, seppur parzialmente? E quando uno dei due viene addirittura da un’altra costruzione di immaginario, e inceppa nell’errore della paternità o maternità che sia, cosa potrebbe voler scegliere? Lo status di marito o di padre? Qual è il compromesso ideale per non smettere di essere né l’uno, né l’altro? Qual è la dimensione in cui le due realtà possono coesistere senza escludersi?
In questo caso, la genitorialità riesce ad essere una lama a doppio taglio: da un lato, rende Leonardo padre di una bambina che non è figlia della propria moglie, dall’altro, logora Livia consapevole della sua impossibilità di rendere suo marito e se stessa genitori.
“La ragione degli altri”, o più precisamente “le proprie ragioni”, quelle che ognuno riesce a creare per se stesso pur di non smettere di vivere nella propria parte, dalla propria parte, quella che ci permette di vedere il mondo senza dargli la possibilità di farci guardare veramente, proprio come fanno le maschere che lasciano scoperti gli occhi e coprono tutto ciò che invece potrebbe essere utile a farci leggere.

Attraverso questo paradigma, la ragione degli altri, esclude tutte le altre: la ragione di Livia di tenere per sé la bambina, esclude la ragione di Elena di esserne la madre; la ragione di Elena di voler allontanare Leonardo – regalandogli la libertà di ricoprire i suoi doveri di marito – esclude la ragione di lui di voler essere marito senza perdere la possibilità di avere rapporti con la bambina ma soprattutto esclude la ragione della sua sposa di volerlo completo come lei stessa dice all’amante: io ho rinunciato ad ogni ruolo di moglie per colpa vostra. Lo voglio così com’è ora: marito e padre.
Intuibile che le uniche ragioni che non vengono prese in considerazioni sono quelle di chi ancora non è in grado di esprimerle, né tantomeno di costruirsele: chi tutelerà gli ultimi, mettendo da parte il proprio volere egoistico giustificato dalla ragione della propria prospettiva?

 

di Alessia Avellino