“L’ammore che d’è”: travolgente monologo tra racconto e protesta

In scena al Teatro Tram di Napoli un travolgente monologo di Silvio De Luca e Isabella Pinto tra racconto, protesta e riflessione.

Lila Esposito e Silvio De Luca  travolgenti protagonisti di un intenso monologo scritto a quattro mani dallo stesso De Luca e da Isabella Pinto, diretto da Manuela Cherubini.  “L’ammore che d’è. Storie di un femminiello napoletano”, spazia tra vari temi e immaginarie ambientazioni, attraverso le quali la protagonista coinvolge il pubblico attraverso un racconto minuzioso, ironico e più che mai immerso nella realtà che piaccia o meno nella maggior parte dei casi ci circonda.

La protagonista condivide con il pubblico la sua storia, il percorso formativo per provare a sfondare nel mondo del teatro, le imprevedibili prime situazioni in un contesto complesso e spesso addirittura ambiguo, e la necessità, impellente di iniziare in un modo o nell’altro di lavorare tra bugie e specifiche riflessioni. L’intensità cresce e tra mille spunti il discorso tocca più che mai il quotidiano di milioni di cittadini. Il lavoro, per l’appunto, la pensione, ormai, per certi versi una sorta di gioco a premi e specifiche citazioni, che, tra Troisi ed Eduardo, toccano picchi emozionali assolutamente imprevisti.

Imprevisti perché la leggerezza presunta, nel monologo stesso, e nella stessa interpretazione nascondono per poi evidenziare in improvvisi intensi attimi, una sorta di malinconia di fondo, una presa di coscienza importante che si fa leggera, insomma, per poi tornare tra accenni e rapidi riferimenti. Il risultato, alla fine, rispecchia pienamente la potenziale aspettativa del pubblico. Sorrisi, risate al punto giusto e una serie di domande che accompagnano lo spettatore fino a ben oltre l’uscita dal teatro. Gli applausi veicolo comunicativo e in questo caso, certo, forma espressiva, chiudono al meglio un interessante momento di teatro.