“Some Girls” di Neil LaBute, in scena al Teatro Piccolo Bellini di Napoli

Guy sta per sposarsi, o almeno, questo è ciò che racconta. In vista del grande evento, Guy inizierà un viaggio tra un capo e l’altro degli Stati Uniti, per incontrare, ancora una volta, le donne che più ha sentito vicino lungo la sua vita, o almeno questo è ciò che racconta. Ha bisogno di sapere lo stato del legame che ancora lega lui ad ognuna di essa, rancori, incomprensioni e tutto il resto, ogni cosa deve essere chiarita, ma ovviamente, questo.. è ciò che racconta. “Some Girls”, di Neil LaBute, adattamento e traduzione di Gianluca Fitta e Marcello Cotugno, andato in scena al “Teatro Piccolo Bellini”, di Napoli, è la storia di un uomo, alle prese con se stesso, le proprie debolezze, la propria sensibile, autostima. Un viaggio, alla ricerca di qualcosa, di poco definito, che sembrerà poter cambiare la sua vita, ed invece non è altro che un triste momento di essa, già completamente programmato. Diretto da Marcello Cotugno, protagonista di un minuzioso lavoro nel mostrare attraverso scambi veloci ed apparentemente ripetitivi, i delicati equlibri psicologici, nascosti dietro ogni personaggio conivolto nella incomprensibile “esperienza” di Guy. Perfettamente calati nei panni di rancorosi, nevrotici e complicati personaggi, bravissimi nel far emergere i profondi legami che ancora legano il protagonista con le sue ex donne, gli attori in scena, Martina Galletta, Laura Graziosi, Bianca Nappi, Gabriele Russo e Roberta Spagnuolo. “Some Girl(s) è una commedia intrigante e acuta – racconta Marcello Cotugno – nata dalla penna di uno degli autori americani più acclamati della generazione post-Mamet, Neil LaBute.Un giovane uomo – spiega – insegnante e aspirante scrittore, prima di sposarsi decide di fare un viaggio à rebours nella propria vita, mettendosi in cerca delle proprie ex per provare – in un paradossale tentativo di espiare gli errori delle vite precedenti – a sistemare, come dice lo stesso autore, il casino che ha combinato nella sua vita sentimentale lungo la strada verso la propria maturità. Ne emerge – continua Cotugno – il tragicomico ritratto, in bilico tra Rohmer e Voltaire, di un uomo-bambino: un adultescente che barcolla tra paura di impegnarsi, senso di colpa e una spietata ambizione che lo spinge, un po’ per cinismo un po’ per incoscienza, a consumare e manipolare le donne della sua vita. La regia – incalza – esalta, nella sua direzione minimale, queste ambiguità facendo perno sulle capacità interpretative degli attori. D’altra parte Some Girl(s) – conclude – è dedicato a Eric Rohmer, uno dei padri della Nouvelle Vague, e come nel cinema di Rohmer, la recitazione ha il registro di un naturalismo quasi documentario”.