Bisio e la sua Vita Raccontata Male al Bellini di Napoli.. “Che sarà mai”

Tratto dal romanzo “L’animale che mi porto dentro” del pluripremiato Francesco Piccolo, già sceneggiatore con Nanni Moretti, Paolo Virzì, Marco Bellocchio, Silvio Soldini, Francesca Archibugi tra i tanti, “La Mia Vita Raccontata Male” rappresenta un viaggio in cui ogni ricordo ci fa pensare a come ogni passo che abbiamo fatto in questa vita ci ha portato esattamente al punto in cui dovevamo essere.

Marina Alessi

In scena, al Teatro Bellini di Napoli, un vero e proprio bilancio con sé stessi che ciascuno di noi potrebbe trovarsi a fare. Attraverso una serie di brevi racconti fatti di poche righe, di aneddoti surreali e di aforismi. Claudio Bisio porta in scena al Teatro Bellini di Napoli un insieme di episodi esilaranti ma anche meno comici che costituiscono il bagaglio di un vissuto costantemente accompagnato da un sorriso nostalgico.

Un susseguirsi di frammenti di vita. Raccontati anche con un certo disordine temporale: ricordi di bambino di pochi anni, di spettacoli del sabato sera alla TV, del primo innamoramento, della prima fidanzatina e del primo dolore per essere stati lasciati. Delle esperienze con le ragazze da adolescente e da giovane adulto, di impegno politico e lavorativo, della donna più importante e che sarà poi compagna di vita. Dei figli e del rapporto con loro.

Grazie al consolidato sodalizio lavorativo con il regista Giorgio Gallione, Bisio si muove sciolto e sicuro all’interno di una scenografia dinamica. Dall’alto scendono di volta in volta elementi diversi. Legati, tutti,  in qualche modo al ricordo narrato, il tutto ideato da Guido Fiorato, che cura anche i costumi. Un cumulo di libri, un divano e tanti piccoli televisori. Tv col tubo catodico, per intenderci,  che vengono messi in funzione quando, ad esempio, viene rievocata la sigla di “Canzonissima” del 1969 con le Gemelle Kessler che cantavano “Quelli belli come noi” e che suscitavano i primi sogni erotici adolescenziali. I ricordi che si dipanano tra Carosello e Mara Venier, tra i mondiali di calcio del ‘74 e le prime cotte non sono evidentemente i propri ricordi, ma non si può fare a meno di identificarsi in essi e di ricercare quelle stesse emozioni provate dall’autore.

Bisio è protagonista eclettico, istrione, magnetico, accattivante. Attento a non arrivare all’eccesso della risata sguaiata, giocando continuamente sul filo dell’ironia. È disinvolto nei suoi spostamenti da una parte all’altra del palcoscenico, come se si spostasse in stanze diverse della propria esistenza. Alle sue spalle, a fare da sottofondo alle sue narrazioni, ci sono i due chitarristi Marco Bianchi e Pietro Guarracino che eseguono le musiche originali di Paolo Silvestri e che si intrecciano tra di loro diventando un tutt’uno con la recitazione di Bisio, intensificando così l’effetto ipnotico sul pubblico.

“La Mia Vita Raccontata Male” è una riflessione indiretta sull’arte della narrazione. Su come il tempo tende a idealizzare il passato, modificando e trasfigurando gli eventi. Permette di vedere gli attimi della nostra vita come se fossero tanti piccoli mattoncini che messi insieme costituiscono l’individuo che siamo oggi. Perché la vita, sembra dirci questo agrodolce viaggio nella storia del protagonista. Forse non è proprio quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda. E che spesso “…non si vive come la vuoi tu ma come la vuole lei”.

Giuseppe Schioppa