Dignità autonome di prostituzione: il più famoso bordello dell’arte riapre al Castel Sant’Elmo

Sedici anni, quarantanove edizioni, oltre 450 repliche e circa 700 mila spettatori in numerose città italiane.

Dignità autonome di prostituzione

Questo è il biglietto da visita per il ritorno alle scene della speciale versione di “Dignità Autonome di Prostituzione”, l’originale format inventato da Luciano Melchionna e da Betta Cianchini che spalanca le porte della sua Casa Chiusa dell’Arte alla splendida location di Castel Sant’Elmo.

Cresciuto e diventato di culto tra le mura del Teatro Bellini, lo spettacolo proposto da Luciano Melchionna ha completamente scardinato le convenzioni classiche del teatro in un irresistibile gioco che capovolge il senso negativo legittimamente attribuito al termine di “casa chiusa” offrendo, invece, pure pillole di piacere per la mente e per il cuore dello spettatore in quello che viene definito “Bordello dell’Arte”.

Frammenti di teatro civile che attraverso i tanti monologhi (di circa 15 minuti ciascuno, composti da testi per la maggior parte inediti e scritti dallo stesso Melchionna) affrontano argomenti di attualità come i diritti negati, la diversità, l’amore, la giustizia, la prostituzione, la pedofilia, l’omosessualità, il militarismo, l’indifferenza e che nell’insieme compongono la struttura e la drammaturgia dello spettacolo.

Uno spettacolo in cui l’unica costante è l’imprevedibilità, tanto da rendere ogni rappresentazione unica e irripetibile. Circa 45 interpreti di più generazioni, tra attori, performer, cantanti e musicisti animano le antiche mura del castello, il luogo ideale per assistere a questo lavoro, dove due momenti corali intervallano le pillole di piacere offerte dalle prostitute e dai gigolò in stanze e alcove sistemate lungo i camminamenti del forte, con luci ad hoc che accompagnano l’intero rituale.

E nello splendido Piazzale d’Armi: proprio qui è allestito un palco con delle sedie, l’unico ambiente tradizionale di tutto lo spettacolo. Ma nulla è così normale come sembra! Gli attori, i cantanti, i musicisti prendono posto in postazioni strategiche e avvolgono il pubblico con parole e musica che dominano dall’alto e che danno il via ad una spettacolare Cerimonia di apertura.

L’allestimento di Dignità Autonome di Prostituzione ideato per l’antica fortezza di Castel Sant’Elmo si apre con un omaggio a Napoli e a Roberto De Simone, con una particolare trasposizione del Coro delle lavandaie da La Gatta Cenerentola: una dedica fatta a uno degli artisti napoletani più apprezzati che aiuta a immergersi nelle atmosfere delle performance.

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Il bordello più colorato e artistico del mondo, quindi, detta le regole della casa sotto la guida del Papi
Luciano Melchiorra che dirige tutto alla perfezione da vero padrone di casa. Dopodiché, ogni personaggio conduce il pubblico verso la propria stanza non prima di aver contrattato il prezzo con lo spettatore. Infatti, ricevuto insieme al biglietto d’ingresso il denaro locale, i cosiddetti dollarini, lo spettatore viene adescato da prostitute/artisti rigorosamente in vestaglia o giacca da camera che si offrono in cambio di denaro, contrattando il prezzo delle proprie prestazioni.

Conclusa la trattativa, lo spettatore/cliente si apparta con l’attore/cortigiana che lo conduce negli angoli più remoti del Castello per godere della prestazione, la pillola di piacere, capace di offrire allo spettatore “uno stupore nuovamente sollecitato”, come sottolinea lo stesso regista.

Solo qualche ora dopo e diverse pillole di piacere vendute e comprate, Papi Melchionna richiama tutti i
visitatori della Casa chiusa dell’Arte per un momento finale corale, coinvolgente e magico: la Festa della
Vita. Un gran finale in cui il pubblico balla insieme agli attori e ai musicisti, dove qualsiasi barriera si cancella, dove la vita vera e l’arte si fondono a tal punto da non distinguere dove termina la finzione scenica e dove ricomincia la vita.

Dignità Autonome di Prostituzione è uno show ammaliante, bizzarro, coinvolgente, irriverente. Così
originale da rompere tutti gli schemi. Uno spettacolo all’interno del quale non vi è ordine, ma senso plurale e plurimo, già a partire dal titolo: il diritto alla prostituzione, alla mercificazione di sé stessi che nasconde una necessità di sostentamento e che allo stesso tempo è anche bramosia del sesso, aspirazione a uno standard di vita diverso, inclinazione alla fluidità nei rapporti, coercizione al tradimento.

E poi l’autonomia di pensiero di un mondo che è a sé, fatto di donne, uomini, travestiti, drag queen, lolite. Un mondo che rivendica dignità di azione e di esistenza, che obbedisce al pappone di turno (il Papi Luciano Melchionna), che scherza sui vizi di ieri e di oggi, che prende tutto allegramente ma che sconfina anche nella critica politica e sociale.

Mix perfetto di prosa, musica, poesia e danza, Dignità Autonome di Prostituzione è una macchina teatrale senza tempo che invade lo spazio che la ospita: un modo nuovo, innovativo, insolito e assolutamente stimolante di sperimentare arte e teatro. Un viaggio senza ritorno dove emozioni e riflessioni si mescolano e si contaminano.

Giuseppe Schioppa