Fausto Paravidino racconta Molnar e le sue miserie umane, al Teatro Bellini di Napoli

 

 

Un direttore di banca, il giorno del suo compleanno invita gli amici a cena. È un anniversario speciale per lui: giunto all’apice della carriera, vuole condividere questo momento con le persone che più gli sono vicine, con le quali ha condiviso tanti momenti importanti. Prepara anche un discorso per ringraziare tutti ma, proprio mentre lo legge, il maggiordomo comunica che alla porta c’è un uomo: un ispettore di polizia venuto proprio per lui, per il direttore…”. “Souper”, di Ferenc Molnàr, in scena fino al prossimo 27 Novembre , al Teatro Bellini di Napoli, nell’adattamento di Fausto Paravidino, è uno spettacolo, dal testo sorprendentemente attuale, nonostante sia stato scritto nel 1930. Uno spaccato di società, la borghesia, colta e guida del paese, spiata e raccontata con atroce sensibilità. Un uomo, che ha fatto carriera li, dove fa più comodo essere, tra le persone importanti, tra i quadri del paese. I suoi amici, corte insipida e spesso mediocre, ai piedi ed al gusto del proprio signore. E poi? E poi il colpo ad effetto, il punto di non ritorno. La polizia, un probabile arresto, un ipotetico reato. Ecco, tutto, che crolla. I legami, la serenità, l’esigenza di dirsi “amici”. Paravidino, con superba intuizione, si avvale di un efficace supporto didascalico, per raccontare, ancor meglio, ciò che realmente, avviene, all’interno di certe storie. Quali dinamiche possono tenere insieme un gruppo di persone, e quali possono spingerle allo scontro. Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Federica De Benedittis, Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos, in scena, danno vita ad un intensa rappresentazione del potere. Volgare, superficiale, decadente. Fausto Paravidino, dirige al meglio, un gruppo di attori affiatato e sicuro. Racconta debolezze e sottolinea i tratti della miseria umana. I tratti di chi, spinto da insaziabile arrivismo, sacrifica ogni cosa, anche la stessa dignità, per poi ritrovarsi, alla fine del percorso, con intorno e poi dentro di se, tutto sommato, niente.