Dialogo con un fratello non nato: Sergio Del Prete in scena alla Sala Assoli

Nell’intimo e accogliente spazio di Sala Assoli, Sergio Del Prete mette in scena i suoi pensieri. Cupi, sarcastici, dissacranti, spaventati.

Pensieri che accomunano, ne sono sicura, molti degli spettatori presenti durante le serate di sabato e domenica, 1 e 2 aprile. La scenografia, affidata a Carmine De Mizio, è nuda, vuota, un quadrato di luce a rischiarare i punti cardine del monologo. La musica dal vivo, e le elaborazioni sonore, di Francesco Santagata a sottolineare ed intensificare i voli pindarici dell’autore.

Sconosciuto in attesa di rinascita (Pepe Russo)

Sergio Del Prete, dopo il debutto al Campania Teatro Festival nel 2021, è tornato in scena a Napoli con “Sconosciuto in attesa di rinascita”, di cui è autore e regista e supportato, nella regia, da Raffaele Ausiello. L’attore, ci racconta di frustrazioni, dell’ inadeguatezza della periferia : di zona, fisica e morale.
Il sentirsi costantemente fuori posto, fuori dagli schemi prestabiliti che impone la vita e il luogo di nascita. Sentirsi scomodi nella propria pelle, nelle emozioni e intenzioni.

Un dialogo con se stesso e con un fratello maggiore mai nato, frutto della decisione, sofferta, della madre di interrompere una gravidanza. È con questa notizia, arrivata in una delle solite cene familiari, che mette in discussione tutta la sua vita, domandandosi se la sofferenza che prova non fosse, in realtà, destinata al fratello. Questa morte, o questa non vita, diventa il fulcro dei suoi pensieri. La risposta silenziosa a tutti i suoi interrogativi. Diventa il motivo del dolore della madre, affaticata dalla vita, dai sogni infranti.

La madre è l’ emblema delle madri del mondo che chinano il capo al non amore, all’annullarsi per la famiglia, al silenzio in risposta alle urla di un marito. Del Prete, in una risata beffarda, rinasce sul palco, si spoglia delle sue riflessioni. La paura dell’abbandono, la sofferenza della solitudine, la sofferenza derivata dalla conoscenza. Un urlo di “odi et amo” rivolto al padre, ingombrante, violento, distaccato.
Trova calore e saggezza solo nelle quattro mura di un “centro massaggi”, nell’abbraccio di una donna.
Quel calore che, forse, solo chi soffre piú di te puó darti. La saggezza di occhi stanchi e profondi che, nonostante tutto, tira a campare per far felici altri occhi.

È lei che riesce a scuoterlo, forse, dai pensieri cupi ; ad invitarlo a volare, tuffarsi, tentare la vita.
Le ultime parole, con il fratello, sono di speranza e redenzione. Il coraggio di riuscire a vedere il buono dentro se stessi e nella vita. La consapevolezza di poter vivere in un mondo, spesso, brutto e violento. La forza di alzare la testa e affrontarlo. La consapevolezza delle responsabilità che toccano a noi, senza mezzi termini, senza addossarle alla famiglia, alla città o ad una “non vita”. Si esce da Sala Assoli con mille pensieri nella testa e qualche lacrima negli occhi. La sofferenza, spesso, è piú condivisa di quanto immaginiamo.

Ilenia Borrelli