“When the rain stops falling”,di Andrew Bowel incanta e strugge, al Teatro Bellini di Napoli

Un albero genealogico, impotente, sovrasta la scena, è lui la linea guida, è li che si trova la risposta, è dentro, quei nomi, quelle storie, che si sviluppa una trama, una storia ancora più grande, di amori e sofferenze, di orrori e di passioni. Una storia di uomini e donne, donne e uomini, vicini quanto mai, lontani ancor di più. “When the rain stops falling”, di Andrew Bovell, da un progetto di “lacasadargilla”, diretto da Lisa Ferlazzo Natoli, dalla traduzione di Margherita Mauro, in scena in questi giorni al Teatro Bellini di Napoli, tra epopea familiare, romanzo quasi di formazione, elementi visionari e distopici e la tragedia, di cui sopra si faceva accenno, entra nell’animo e nella mente dello spettatore, costringendolo, con le buone, e non perdere un minuto di quanto presente in scena, di quanto passa in quel momento, di quanto si racconta, si fissa, si realizza, li , su quelle tavole.

Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garibba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Emiliano Masala, Camilla Semino Favro e Francesco Villano, meravigliosi attori, a cavallo di un tempo lontano, poi vicino e poi ancora futuro, che attraversa le storie, gli amori, i giorni di due famiglie, gli York ed i Law. Tra l’Inghilterra e l’Australia, tra l’oggi ed il domani, passando per ieri. I sentimenti, gli umori, i tratti, finiti, cessati, passati di generazione in generazione, lungo una linea fatta di densa umanità.Tra sorrisi ed amare lacrime, tra battiti incessanti del cuore, a frustranti e quasi indecorosi momenti, in cui l’uomo, animale supremo di un mondo alla deriva, fatica a manifestarsi per ciò che lo contraddistingue, fatica a reggere la grandezza dei giorni, fatica a dirsi uomo, donna, padre, madre.

La regia, di Lisa Ferlazzo Natoli, attenta a sostenere al meglio il pluripremiato testo di Bovell, indirizza l’attenzione verso la scoperta e la deriva umana, della donna e dell’uomo, dal soffocamento, in gola e nell’animo di un amore distrutto dal folle istinto, alla passione di qualcosa di acerbo che nemmeno si conosce, e poi la morte, inesorabile, che arriva e lascia che il sipario vada giù. Lisa Ferlazzo Natoli concepisce un ambiente senza tempo, senza giorno ne notte, in cui donne ed uomini testimoniano la propria esistenza, incontrano le proprie miserie, scoprono nuovi orizzonti, ed alla fine si perdono, per poi ritrovarsi, li, dove qualcosa ha ancora ragione d’essere.